È il tuo turno! Vota 5 Sì

Referendum
8-9 giugno

card-/referendum-89giugno/cards/1.svgcard-/referendum-89giugno/cards/2.svgcard-/referendum-89giugno/cards/3.svgcard-/referendum-89giugno/cards/4.svgcard-/referendum-89giugno/cards/5.svg

È il tuo turno!

Vota 5 Sì!

Logo Papaveri Imola
Per un lavoro tutelato, dignitoso, stabile, sicuro, per una cittadinanza giusta.

I 5 quesiti

1

Lavoro tutelato

Retro carta
Carta "Lavoro tutelato"

Obiettivo: Ripristinare il diritto alla reintegrazione del posto di lavoro per chi è licenziato illegittimamente.

Contesto attuale
Con l'approvazione del Jobs Act nel 2015, i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 nelle aziende con più di 15 dipendenti, se licenziatɜ illegittimamente, hanno diritto solo a un'indennità economica, senza possibilità di riottenere il posto di lavoro perso ingiustamente.

Cosa significa?
Un lavoratore che viene licenziato
Se impugna il licenziamento che ritiene illegittimo intraprendendo una causa
Se ottiene una sentenza di unə Giudice del Lavoro che riconosce che il licenziamento sia stato illegittimo

Ad oggi, nonostante una vittoria in tribunale che sancisce il licenziamento illegittimo, ottiene SOLO un risarcimento economico MA perde comunque il lavoro

Cosa cambierebbe se vincesse il Sì
Abrogando, cioè cancellando le norme introdotte dal Jobs Act, si tornerebbe alla disciplina che prevede, in caso di licenziamento illegittimo (sancito da un Giudice del Lavoro), che il lavoratore possa scegliere tra l'indennità economica e il reintegro sul posto di lavoro.

Perché votare SÌ?
Per tornare alla normativa prevista dall'articolo 18 della Legge n.300 dello “Statuto dei Lavoratori”, che tutelava i lavoratori dai licenziamenti illegittimi, sempre a fronte della decisione di un giudice. Una regolamentazione che funzionava da forte deterrente per le grandi aziende verso i licenziamenti “a cuor leggero”.

L'8 e il 9 giugno VOTIAMO Sì per riappropriarci del diritto e della dignità di poter tornare sul posto di lavoro!

2

Lavoro dignitoso

Retro carta
Carta "Lavoro dignitoso"

Obiettivo: Eliminare il tetto massimo all'indennità prevista come risarcimento in caso di licenziamento illegittimo nelle piccole imprese.

Contesto attuale
Nelle aziende con meno di 16 dipendenti, i lavoratori licenziati ingiustamente hanno diritto a un'indennità massima di 6 mensilità, un risarcimento davvero esiguo a fronte della perdita del posto di lavoro.

Cosa significa?
Un lavoratore dipendente di una azienda con meno di 16 dipendenti che viene licenziato
Se impugna il licenziamento perché lo ritiene illegittimo intraprendendo una causa
Se ottiene una sentenza di unə Giudice del Lavoro che riconosce che il licenziamento sia stato illegittimo

Oggi si vede riconosciuto solo un risarcimento economico dell'importo massimo di 6 mensilità, salvo specifiche eccezioni residuali.

Cosa cambierebbe
Cancellando la norma che prevede questa limitazione si garantirebbe una maggiore equità tra tutti i lavoratori, diminuendo la differenza tra piccole e grandi aziende, lasciando che sia unə giudice a decidere caso per caso il giusto risarcimento, rafforzando quindi concretamente la tutela contro i licenziamenti illegittimi.

Perché votare SÌ?
Per riaffermare una tutela dignitosa ai lavoratori delle piccole imprese, restituendo ai giudici del lavoro il ruolo di quantificare un giusto risarcimento considerando: condizione del lavoratore, anzianità lavorativa, ma anche la condizione dell'impresa stessa.

L'8 e il 9 giugno VOTIAMO Sì per avere maggior tutela anche nelle piccole aziende, grazie a un risarcimento dignitoso in caso di licenziamento illegittimo!

3

Lavoro stabile

Retro carta
Carta "Lavoro stabile"

Obiettivo: Limitare l'abuso dei contratti a termine.

Contesto attuale
Dopo la riforma Fornero è possibile stipulare contratti a termine - cioè a tempo determinato - fino a 12 mesi senza che l'azienda ne debba indicare il motivo (la causale). Con questa norma il contratto a tempo indeterminato da regola è diventato eccezione, mentre abbondano i contratti a termine, proposti all'inizio di ogni percorso lavorativo. La normativa attuale agevola l'abuso del lavoro precario.

Cosa significa?
Se vieni assunto in una nuova azienda
Se l'azienda decide di non proporti un contratto a tempo indeterminato

Potrai avere un contratto a tempo determinato fino a 12 mesi senza che l'azienda debba indicarne il motivo (causale)

Oggi l'assenza di causale nei contratti a tempo determinato promuove una precarietà diffusa.

Cosa cambierebbe
Abrogando queste disposizioni, si reintrodurrebbe l'obbligo di motivare, tramite l'inserimento di una causale, l'uso dei contratti a termine fin da subito, anche per durate inferiori ai 12 mesi, promuovendo la stabilità lavorativa. L'azienda dovrebbe cioè spiegare le ragioni concrete per cui un contratto non possa essere indeterminato, ma sia a termine.

Perché votare SÌ?
Per ripristinare il contratto a tempo indeterminato come prima scelta e rendere quello a termine uno strumento da utilizzare solo a fronte di precise necessità o urgenze dell'azienda (picchi di lavoro, stagionalità, sostituzione,...). Per contrastare l'odierna prassi consolidata che tiene così sotto scacco i lavoratori, sottopagati e con meno garanzie o ricattati da un lungo periodo di prova.

L'8 e il 9 giugno VOTIAMO Sì per arginare la precarietà promuovendo un uso corretto e regolamentato dei contratti a termine!

4

Lavoro sicuro

Retro carta
Carta "Lavoro sicuro"

Obiettivo: In caso di appalti estendere la responsabilità della sicurezza sul lavoro anche alle aziende committenti.

Contesto attuale
La normativa attuale prevede l'appalto tra aziende, un istituto che regola l'esternalizzazione di un lavoro/servizio da parte di un'azienda committente (appaltante) a un'altra azienda esterna (appaltatrice), che svolgerà materialmente il lavoro o fornirà il servizio.

Per stipendi e contributi se l'azienda appaltatrice non riesce a pagare, entra in gioco economicamente l'azienda appaltante. In caso di infortunio sul lavoro per comprovata responsabilità datoriale, invece, questo meccanismo di tutela dei lavoratori non c'è. In questi casi, infatti, è responsabile solo l'azienda appaltatrice (perché datore di lavoro) mentre la committente (che affida il lavoro) è esente, benché tragga un profitto dall'appalto.

Cosa significa?
Se sei un lavoratore in appalto o in una catena di appalti
Se subisci un infortunio a causa del mancato rispetto delle norme sulla sicurezza da parte del tuo datore di lavoro

Potrai essere risarcito solo dall'azienda di cui sei dipendente (appaltatrice) mentre non potrai in alcun caso (neanche se il tuo datore non riesce a risarcirti) rivalerti sull’azienda appaltante.

Cosa cambierebbe: Estendendo la responsabilità anche alle aziende committenti si garantirà una maggiore tutela ai lavoratori vittime di infortunio, che avranno più probabilità di ricevere tutto il risarcimento dovuto. Per questo le aziende committenti saranno incentivate ad appaltare solo ad aziende che non giocano al ribasso sui costi della sicurezza.

Perché votare SÌ?
Per porre un freno all’aumento di morti e infortuni sul lavoro, più frequenti in caso di appalti e subappalti, spingendo le appaltanti ad affidarsi ad aziende appaltatrici che possono garantire migliori standard di sicurezza.

Soprattutto perché è proprio in queste catene di appalti che gli investimenti sulla sicurezza oggi vengono sacrificati in nome del profitto, in quanto le aziende appaltanti possono guadagnarci senza essere responsabili in caso di infortunio.

L'8 e il 9 giugno VOTIAMO Sì per aumentare la sicurezza sul lavoro!

5

Cittadinanza giusta

Retro carta
Carta "Cittadinanza giusta"

Obiettivo: Ridurre da 10 a 5 anni il requisito di residenza legale necessario per richiedere la cittadinanza italiana.

Contesto attuale
Le persone straniere extracomunitarie per richiedere la cittadinanza devono dimostrare di possedere diversi requisiti, tra cui quello di risiedere legalmente e continuativamente in Italia da almeno 10 anni, benché siano parte integrante della società. L'iter per ottenerla si allunga inoltre di diversi anni anche a causa dei tempi burocratici.

Cosa significa?
Se sei cittadino extracomunitario
Se vuoi richiedere la cittadinanza italiana
Se puoi dimostrare di conoscere la lingua italiana, di avere un reddito garantito oltre una certa soglia, di essere incensurato
Ma risiedi continuativamente in Italia da più di 5 anni (e meno di 10)

Non puoi fare domanda per la cittadinanza

Cosa cambierebbe
Abrogando questa norma, si ridurrebbe da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale e continuativa sul territorio nazionale richiesto, migliorando i processi di partecipazione e il riconoscimento dei diritti per chi vive stabilmente in Italia.

Perché votare Sì
Per riconoscere a più di 2.5 milioni di persone, italiane di fatto che vivono, studiano, lavorano da anni in questo paese, la possibilità di ottenere diritti politici, civili e sociali grazie allo status di cittadino.

L'8 e il 9 giugno VOTIAMO Sì l'8 e 9 giugno per un'Italia più giusta e inclusiva.

Per approfondire

Chi siamo? Papaveri

Siamo giovani dal futuro incerto. I nostri diritti sono precari, erosi dal vento delle estreme destre che soffia in Italia, in Europa e nel mondo, entrando nelle Istituzioni e finanziando politiche reazionarie e violente.

Le nostre generazioni sono le prime, dai tempi dei conflitti mondiali, a domandarsi in modo così diffuso che ne sarà della vita nel domani: il cambiamento climatico, la crisi della democrazia, la negazione dei diritti fondamentali in una società patriarcale dalla cultura coloniale e le guerre in corso sono questioni che ci accompagnano da quando abbiamo acquisito una consapevolezza politica.

Non c'è da sorprendersi quando ci dicono che abbiamo perso la spensieratezza. Anche questa visione, però, è figlia di un pensiero che non ci rappresenta, che ci dipinge inerti, svogliatə, superficialə.

Prendiamo in mano le nostre vite, consapevoli che la Politica è l'unica strada per costruire un futuro libero, giusto ed equo. Siamo fragili e precarə, eppure, vitali: abbiamo voglia di futuro. Per questo, inevitabilmente, ancoriamo le nostre radici in questo presente e nella storia a cui si lega. Non possiamo fare a meno della Memoria per crescere, essere consapevoli e determinarci, quindi scegliere e cioè vivere. Guardiamo alla storia della Resistenza e alla sua eredità, nell'impegno delle persone, dei gruppi e delle associazioni per la difesa dei diritti democratici e nelle lotte di giustizia, per orientarci e costruire alleanze.

Abbiamo scelto di non rassegnarci, di non fregarcene, di resistere e di lottare per noi e per l'umanità. Solo una dimensione di sorellanza e di solidarietà potrà liberarci dalle oppressioni del presente e ridarci il nostro tempo. Solo una vita politica, fatta di parole consapevoli e azioni coscienti, può essere la cura. L'unico nostro pregiudizio è quello antifascista.